Tirana in un week end

Tirana, capitale dell'Albania si è aperta al turismo da meno di un decennio e questo la rende ancora autentica. Tirana è una città che guarda al futuro e mi ha sopreso tantissimo per la sua vivacità, per l'accoglienza delle persone e la sua cultura. Il centro di Tirana è piccolo e visitabile in pochissimi giorni. Il cuore della città è Piazza Scanderbeg che deve il suo nome all'eroe che sconfisse l'impero ottomano e la cui statua svetta sulla piazza. Qui si affacciano anche i palazzi istituzionali, il minareto di una delle moschee più antiche e la Torre dell'orologio che nel tempo ha subito varie trasformazioni. A nord della piazza si trova il Museo di Storia Nazionale al cui esterno si trova il mosaico rappresentante il paese e le vittorie albanesi dal tempo degli illiri fino alla seconda guerra mondiale. Ciò che colpisce di questa città è il contrasto tra vecchi palazzi e grattacieli che spiccano maestosi e sembrano voler fare un balzo diretto nel futuro. Per immergersi nella vera cultura del posto, è d'obbligo un salto al Pazari Ri, il mercato centrale, un vero tripudio di colori, sapori e odori. Si possono trovare chioschi di frutta e verdure, di pantofole di lana e vecchi oggetti che io non avevo mai visto nemmeno a casa della nonna. E dopo un bel giretto, vi aspetta un pranzettino da leccarsi i baffi in uno dei ristorantini dislocati qua e là. Il prezzo è davvero irrisorio, meno di 5 euro! Tra le cose da vedere, va menzionata la Moschea Ethem Bey, cuore della cultura ottomana, sopravvissuta alle trasformazioni urbanistiche negli anni. Per chi ama i libri, qui troverà bookshop accoglienti dove bere una tazza di tea e libri che sbucano sopra muretti sparsi qua e là per la città. L'Albania, infatti, è molto legata alla letteratura. Un bookshop famoso è Il Friend's Book House, ma un salto è doveroso al E Për7shme, ex casa del poeta Ervin Hatibi. Visitare Tirana e l'Albania, in generale, aiuterà a comprendere un popolo tanto geograficamente vicino a noi, quanto culturalmente lontano. Imparerete ad amare questo popolo, apprezzarne tradizioni e a provare rispetto per un popolo che ha saputo curare le ferite provocate dal dittatore Hoxha, alzandosi più forte e fiero di prima.